Videogiochi, healthcare e intrattenimento erano solo i primi passi; dalla formazione alle demo, il potenziale della realtà virtuale nel business è enorme.

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È rimasta nella memoria collettiva la dimostrazione di realtà virtuale data da Mark Zuckerberg con l’organizzazione di un meeting in cui il fondatore di Facebook e i suoi colleghi Lucy e Michael indossavano un casco Oculus e manipolavano oggetti in comune, chiacchieravano, presentavano documenti e guardavano persino un video, oltre che parlare su Messenger e scattarsi selfie.

Non si è vista traccia di un annuncio ufficiale del servizio, ma è chiaro dove vada il futuro del workspace: la cosiddetta Social VR. Che è già realtà per aziende come vTime, BigScreen o AltspaceVR, che offrono piattaforme virtuali via app. È sufficiente creare un avatar, invitare i colleghi o gli amici e incontrarsi nell’ambientazione di propria preferenza.

OSTACOLI AZIENDALI DA SUPERARE

Il ritorno dell’investimento resta una questione centrale; anche con i prezzi dell’equipaggiamento in caduta libera, solo il nove percento delle persone ritiene che la realtà virtuale possa essere di aiuto sul lavoro, stando a una ricerca di Context in Europa: gli utenti non incoraggiati né convinti. L’influenza di Facebook è comunque importante e prima o poi la sua soluzione Workplace potrebbe prendere quota. Dice Zuckerberg:

L’idea è che la realtà virtuale metta al primo posto le persone. È tutta questione di chi vogliamo incontrare.

Le preoccupazioni riguardano intanto anche la sicurezza: queste attraenti nuove tecnologie devono provare la loro solidità di fronte alla minaccia di spyware e malware che perennemente attendono un varco nel firewall del’impresa.

L’ultimo vero ostacolo alla realtà virtuale è la lacuna di competenze. Gli sviluppatori VR sono ancora troppo pochi e, secondo una ricerca di Crytek, le istituzioni di istruzione superiore non possiedono più di un casco e mezzo a testa, che è insufficiente.

PRESTO GLI UFFICI VIRTUALI

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Telelavoro, mobilità e iniziative di riduzione dei consumi delle aziende rendono i meeting remoti una normalità. Organizzarli in realtà virtuale potrebbe diventare comune come l’apertura di uffici virtuali. A muoversi per corridoi e scrivanie potrebbero essere gli avatar dei dipendenti, fisicamente a casa o ovunque opportuno. La combinazione di realtà virtuale e real aumentata potrebbe portare a un futuro di workplace misti: dove a prendere il caffè sono insieme colleghi veri e avatar di altri.

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