Quando nascono nuove parole significa che sta nascendo un nuovo modo di guardare il mondo. Così è per “”As-a-Service”” o “AaS”, acronimo nato dopo l’avvento del cloud computing e usato per la prima volta nella sigla Software-as-a-Service. Sostanzialmente il SaaS era, ed è, un modello grazie al quale le aziende possono noleggiare un software sviluppato da terze parti senza dover acquistare la licenza. Con gli anni sono entrate in gioco diverse tipologie di “As-a-Service” e la definizione è uscita dal recinto dell’Information Technology per sconfinare in altri campi, per esempio nell’automotive, nella mobilità e nel banking. Tanto che si è arrivati a parlare di As-a-Service economy.

“As-a-Service”: definizione e tipologie

In estrema sintesi il modello di business “As-a-Service” scaturito dalle nuove tecnologie consiste nel fornire servizi aziendali plug-in, modulari, scalabili e a consumo. In questo modo le operazioni possono diventare più smart, agili ed efficaci.

Il concetto di Software as a Service è cominciato a circolare nel 2000. Successivamente è apparso il PaaS (Platform-as-a-Service), che consente alle imprese di gestire le proprie applicazioni senza dover mantenere l’infrastruttura in loco. Poi è arrivato IaaS (Infrastructure-as-a-Service), che permette di noleggiare infrastrutture (data center, server e altre componenti hardware) senza doverle acquistare né installare nella propria sede.

Con il Security as a Service è possibile per un fornitore di servizi proteggersi dagli attacchi informatici integrando quegli stessi servizi in un’infrastruttura aziendale sulla base di abbonamenti.

Evoluzione finale del cloud computing è il modello Everything-as-a-service (o Anything-as-a-service), che porta alla virtualizzazione di qualsiasi aspetto riguardi l’informatica, dalle infrastrutture hardware ai software. Secondo Gartner entro il 2023 oltre l’80% delle nuove soluzioni tecnologiche adottate dalle pubbliche amministrazioni verranno fornite tramite XaaS.

Da aziende di prodotto a “Companies as a service”

Dopo il successo dei modelli SaaS e analoghi, il trend “As-a-Service” si è esteso a vari settori, al punto che si è arrivati a parlare di “Company as a Service”. Ne sono esempi startup innovative come Uber o Lyft, che offrono le proprie corse come un servizio on demand: non è molto diverso da quello che hanno sempre fatto i taxi o gli autobus, ma l’innovazione sta nell’integrazione tra servizi di trasporto e applicazioni tecnologiche. Un altro esempio di Company as a Service è AirBnb, piattaforma per affitto di stanze o appartamenti. Ma l’elenco sarebbe davvero lungo. In questo contesto si parla sempre più di servitization: la strategia di “servitizzazione” o “service transformation” prevede appunto il passaggio dalla vendita di un prodotto, o di un servizio standard, alla fornitura di una vera e propria soluzione, costituita da un pacchetto di prodotti e servizi (talvolta personalizzati) con l’obiettivo di soddisfare uno specifico bisogno di uno specifico cliente. La servitization segna il passaggio da un’economia di prodotto ad un’economia di servizi e di esperienze fruibili mediante interfacce fisiche e digitali.

Pay per use: pagare solo per l’utilizzo nell’informatica e nell’automotive

Un ulteriore step di questo processo è rappresentato dal pay per use, sistema che consente di pagare un servizio in base al suo effettivo utilizzo. Anche in questo caso il termine scaturisce dall’evoluzione delle tecnologie informatiche: una ventina di anni fa i software si potevano noleggiare, oggi che il software è in cloud si paga per il tempo in cui si usa. Presto il concetto di pay per use si è diffuso in altri ambiti, per esempio nell’automotive con il noleggio a lungo termine e la sharing mobility. Un tempo l’auto doveva essere posseduta e in alcuni casi “esibita” da individui e famiglie, oggi molti, soprattutto tra le generazioni più giovani, non la considerano più un oggetto di possesso, ma un mezzo che può essere noleggiato per un periodo limitato e a un costo limitato (appunto il pay per use), condividendola con altri (sharing).

As a service e mobilità: abbonamenti all-in-one e Car as a Service

Il modello As a Service sta trasformando il mondo della mobilità. Il MaaS, Mobility as a Service, prevede un unico abbonamento a forfait, di solito attraverso un’app, che garantisce l’utilizzo personalizzato di un bundle di mezzi di trasporto pubblici e privati, dai treni, ai bus, dai taxi al car e bike sharing e altro. Esistono già casi pilota di MaaS in Finlandia e Svizzera. Sempre nel mondo della mobilità sta emergendo il concetto di Car As A Service, che vede il passaggio dalla proprietà del veicolo all’uso on-demand.

Banking as a service: il driver sono i nuovi bisogni dei clienti

Anche il settore bancario sta andando rapidamente verso l’innovativo modello di business. Il Banking as a service (BaaS) è un processo end-to-end che garantisce l’esecuzione complessiva di un servizio finanziario fornito sul web, disponibile su richiesta ed effettuato entro un periodo di tempo prestabilito. Con il BaaS i servizi finanziari (pagamenti, prestiti, gestione del risparmio) passano da una distribuzione vincolata al canale bancario tradizionale ad una estesa sui canali digitali e fruibile in real time da parte del cliente. L’erogazione dei servizi finanziari, quindi, non è più rimessa esclusivamente agli incumbent tradizionali ma allargata ad una serie di nuovi players. Un cambio di paradigma guidato soprattutto dai nuovi bisogni della clientela.