L’ennesima sfida di Cupertino alla reinvenzione di un mercato emergente.

Sfida alle convenzioni

Apple Watch

Il produttore tipico di hardware tende alla diversificazione dell’offerta e alla cosiddetta strategia del portafoglio, con numerosi modelli a presidiare ogni possibile nicchia di mercato. Una Dell o una Lenovo offrono un numero di configurazioni vertiginoso per i propri PC, così come una Samsung pubblica una nutritissima linea di smartphone. Eppure, quando si arriva agli smartwatch, il catalogo si restringe notevolmente; la disponibilità di modelli di Samsung Gear, per esempio, ha varietà minima.

Apple ha confermato con l’annuncio atteso di Apple Watch di sfidare le convenzioni del mercato e muoversi costantemente in controtendenza. Le sue linee di computer Mac hanno configurazioni base ridotte all’osso, mentre iPhone e iPad si diversificano solo grazie alla permanenza in catalogo dei modelli vecchi, altrimenti le uniche variazioni sarebbero quelle della connettività cellulare o della capienza. Eppure il debutto di Apple Watch vede non meno di trentotto combinazioni possibili tra casse e cinturini, colori e dimensioni, edizioni e configurazioni.

La nuova informatica personale

Apple Watch

L’ultima frontiera della mobilità, al confine con il mondo wearable, ovvero l’apparecchio da polso, viene dunque interpretato da Apple come il più possibile variabile e personalizzabile. Persino nei prezzi, forse i più eterogenei mai visti per una linea di prodotto, visto che si passa dai 349 dollari del modello base fino agli oltre diecimila che dovrebbe spendere il futuro proprietario di un lussuoso Edition in oro, prodotto con un procedimento brevettato simile a quello dei grandi costruttori svizzeri, che riesce a dare grande resistenza a un metallo tenero come l’oro e contemporaneamente a ottimizzare la quantità di oro nel rispetto della specifica dei 18k, i diciotto carati.

Altra sfida alle convenzioni è quella dell’interfaccia. Invece che replicare le convenzioni degli schermi sensibili al tocco di iPhone e iPad su schermi molto più piccoli, Apple Watch vede la prima comparsa del force touch, una pressione più forte del semplice tocco, che interpreta una sorta di menu contestuale. Inoltre, là dove iPhone si è assunto il compito di eliminare il maggior numero di pulsanti fisici dall’interfaccia, Apple Watch recupera addirittura la classica rotella, adibita a compiti come lo zoom delle immagini, la navigazione tra le app e lo scorrimento degli elenchi.

La batteria non è tutto

Apple Watch

Non sono mancate naturalmente le voci di dissenso e le previsioni di fallimento. I critici hanno posto l’accento soprattutto sulla necessità di ricaricare Apple Watch sostanzialmente tutte le sere, sui prezzi davvero elevati specie della linea Edition e sulla relativa dipendenza dell’apparecchio, che almeno per ora è legato per alcune funzioni alla presenza di un iPhone. Acquistare un Apple Watch senza possedere un iPhone è almeno a oggi fortemente limitante e per alcuni analisti questo vincolo potrebbe pregiudicare le vendite.

Gli ottimisti pensano invece che le previste diciotto ore di autonomia dichiarate per una giornata comprendente anche attività fisica siano più che sufficienti, e che la disponibilità di app di Quantified Self capaci di leggere dai sensori dell’orologio e dialogare con l’architettura HealthKit sarà una delle chiavi del successo di Apple Watch. Nel frattempo si registra un primo successo in un campo che nessuno si sarebbe aspettato: la ricerca scientifica. La piattaforma ResearchKit, pubblicata in forma di software libero da Apple per favorire le app da usare a scopi di ricerca, ha già visto pubblicate le prime app che consentono agli utenti di partecipare a programmi di test a scopo medico-scientifico e enti come l’università di Stanford hanno raggiunto e polverizzato in poche ore livelli di partecipazione di volontari che normalmente richiedono anche un anno di sforzi. Se Apple Watch sarà o meno un successo, resta tutto da vedere: di certo la multinazionale di Cupertino, ancora una volta, è andata contro le abitudini consolidate del mercato. Vedremo se sarà premiata anche dal grande pubblico e dalle imprese.

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