Sarà parte della vita di ciascuno nel 2025 o giù di lì. Meglio prepararsi.

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Progetti europei

La Commissione Europea intende avere reti 5G in almeno una grande città di tutti i Paesi membri entro il 2020, per completare un dispiegamento continentale nei cinque anni seguenti. Jean-Claude Juncker, il presidente, ha dichiarato che i piani di 5G europeo copriranno ininterrottamente tutte le aree urbane e le linee ferroviarie e le arterie stradali. Si tratta di un obiettivo ambizioso, attualmente non raggiunto dalla rete 4G, per capirci. Per aiutare la transizione, l’Europa ha stanziato settecento milioni di di euro fino al 2020.

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L’associazione 5G PPP, una partnership mista di pubblico e privato promossa dall’Europa, ha il compito di trasformare ricerca e sviluppo in tecnologia pronta per il mercato con grandi ambizioni:

  • Moltiplicare la capacità wireless di un fattore mille rispetto al 2010 e cento a confronto della rete 4G.
  • Collegare sette miliardi di persone e un numero migliaia di volte superiore di smart object.
  • Ridurre il consumo energetico della rete fino al 90%.
  • Raggiungere una latenza quasi zero (inferiore al millisecondo) su una rete sicura e affidabile.
  • Garantire servizi e applicazioni facilitate dal 5G, a costi accessibili.

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Quasi tutta teoria

Fornitori e produttori spesso informano riguardo ai loro esperimenti, progressi e record. In termini pratici, tuttavia, 5G è ancora un concetto, poco o per nulla ratificato dalle autorità regolatrici.

Lo scorso ottobre, 5G è diventato più concreto grazie ai primi passi compiuti dalla ITU (International Telecommunication Union, delle Nazioni Unite). La ITU ha infatti iniziato l’esame di tecnologie, specifiche e metodi di valutazione per arrivare alla definizione di uno standard assieme alle aziende che si stanno candidando per contribuire.

Entro il 2019 devono essere stati definiti gli standard e le frequenze, stando agli obiettivi della ITU. L’Unione Europea si aspetta il lancio delle prime offerte commerciali entro il 2020. La ITU conta di creare uno standard globale con frequenze comuni a tutte le nazioni. Se lo standard si affermerà, smartphone e oggetti connessi potranno funzionare su qualsiasi rete sul pianeta, con effetti enormi sul piano dell’interoperabilità, oggi un tema critico a livello strategico, tecnologico e commerciale.