Uno studio dirà se lo scambio di dati wireless tra i veicoli in circolazione può rendere la guida più sicura.
Tremila volontari su quattro ruote
Il Department of Transportation (DOT) americano (equivalente del nostro Ministero dei trasporti) ha iniziato una ricerca che durerà un anno e costerà venticinque milioni di dollari per scoprire se la comunicazione Wi-Fi tra le automobili può ridurre il rischio di incidenti.
Il test coinvolge tremila guidatori che si sono offerti volontari in quel di Ann Arbor, nel Michigan, e rappresenta di gran lunga l’esperimento più grande mai condotto in termini di comunicazione vehicle-to-vehicle (V2V) e vehicle-to-infrastructure (V2I).
V2V e V2I avvisano i guidatori se un’altra auto – per ora tra quelle che fanno parte del test – invade la loro corsia, attraversa un semaforo rosso o si blocca senza preavviso più avanti sulla strada, o comunque si produce in comportamenti che in qualche modo meritano attenzione.
Al DOT sperano di dimostrare che il sistema sarebbe in grado di scongiurare quattro incidenti su cinque di quanti se ne verificano tra veicoli funzionanti, quindi una percentuale consistente del totale.
L’internet delle cose, anzi, delle corsie in questo caso, ha dato vita a un ultimo risvolto interessante della notizia: la contestazione dello studio per via dei costi e dell’effettiva possibilità di fornire risultati attendibili.
Scrive Singularity Hub a questo riguardo:
Gli smartphone già fanno questo. Hanno GPS e accelerometro; sono programmabili dall’utente; sono molto diffusi. Pensate a quanto sarebbe vasto (ed economico) uno studio compiuto su smartphone equipaggiati con una app prodotta allo scopo e una connessione via cavo al computer di bordo.
Pare che il lato interessante della Internet of Things sia questo: si aprono nuovi utilizzi e tante maniere per arrivarci. Chi ci arriva nel modo migliore ha la possibilità di ottenere maggiori profitti, minori costi, magari tutto insieme.
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