Perché la nuova rivoluzione ha bisogno di guardiani competenti
Standard da stabilire
Un grande potere porta con sé grandi responsabilità: frase che è entrata definitivamente nel gergo comune una volta che è finita in bocca ai supereroi. Proprio come si avvia a diventare la Internet of Things: elemento pervasivo della nostra vita. Con la differenza che interesserà chiunque, non solo personaggi straordinari.
L’interconnessione di oggetti intelligenti e autonomi a tutti i livelli – stimata a 25 miliardi di unità da qui a pochi anni – porterà una serie di rischi di sicurezza.
Sicurezza e privacy
Uno dei problemi basilari da risolvere sarà garantire la sicurezza lungo al parte meno considerata del percorso dei dati: quella dall’oggetto intelligente al provider.
Molti sensori intelligenti, per esempio, oggi non spediscono i dati direttamente a un gateway Internet, ma a uno hub intermedio di raccolta locale, che poi li inoltra una volta raggiunta la massa critica.
La sicurezza fisica di questi hub intermedi, più la quantità e la qualità dei dati raccolti diventa critica, costituirà una esigenza da risolvere in modo geniale e cost-effective.
Lo stesso riguarda la privacy. Pensiamo a esempi classici della Internet of Things come al frigorifero di casa che invia informazioni a chi sta facendo la spesa. L’intercettazione di queste informazioni sembra a prima vista innocua. Eppure il semplice tracciamento clandestino della spesa potrebbe portare a stabilire se una persona è di religione ebraica in base al ritmo e al tipo dei suoi acquisti.
L’evoluzione prossima ventura
L’Internet delle cose, con le relative problematiche di sicurezza, maturerà in tre fasi.
Personificazione degli oggetti “stupidi”
Il valore iniziale dell’interconnessione globale inizia a stabilirsi nel momento in cui gli oggetti si uso comune guadagnano capacità di interazione prima assenti. Si pensi alle auto “intelligenti” le cui chiavi possono avviare il veicolo senza bisogno di estrarle dalla tasca. Il protocollo di comunicazione tra chiavi e auto, oggi sostanzialmente privo di sicurezza e sorveglianza, andrà rafforzato per evitare il rischio di furti “intelligenti” quanto le chiavi.
Reti semiautonome di sensori
In questa seconda fase le “cose” dentro Internet sviluppano la capacità di monitorare l’ambiente circostante. Termostati che imparano le abitudini della casa in cui si trovano, ma soprattutto programmabili via smartphone e servizi web previa autenticazione. Un attacco informatico capace di lasciare al freddo le persone colpevoli di votare il candidato sbagliato è una eventualità peggiore di un blackout che spegne le caldaie di un quartiere. I sistemi di questo tipo dovranno contenere soluzioni capaci di evitare accessi non autorizzati e abusi.
Apparecchi indipendenti e autonomi
La terza fase della Internet of Things decolla quando le apparecchiature sono in grado di autogestirsi. Pensiamo al dispenser di medicinali wearable in grado di rilasciare la giusta dose di farmaco al mutare delle percepite condizioni corporee o al già citato frigorifero, che effettua la spesa in autonomia dialogando direttamente al supermercato.
Sono solo esempi che mostrano come la sicurezza sarà un caposaldo delle buone soluzioni di Internet of Things. La legislazione è e resterà in ritardo continuo sulla rapida evoluzione di queste tecnologie e quindi sarà importantissimo lo sviluppo di soluzioni basate su competenze ed esperienze collaudate, di grandi gruppi che abbiano già iniziato a lavorare attivamente sul tema.
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